Niccolò Machiavelli
La vita
L'infanzia
Nacque a Firenze nel 1469;
Il padre, ser Bernardo, era un avvocato, e disponeva di una biblioteca ricca soprattutto di testi greci e latini;
Il giovane Niccolò si appassionò alla letteratura latina, e in particolar modo all'opera di Tito Livio.
Tito Livio (59 a.C.-17 d.C.) fu un maestro di retorica. Repubblicano, fu nemico di Cesare, perché aveva compreso che volesse instaurare un potere assoluto. È ricordato soprattutto per l'opera Ab Urbe Condita libri, che in 142 libri raccontava la storia di Roma anno dopo anno, a partire dalle sue origini mitiche fino al 9 a.C.
L'attività politica nella Firenze repubblicana (1498-1512)
Nel 1492 i Medici erano stati scacciati dalla città, che dal 1498 era diventata una repubblica. Nello stesso anno Machiavelli fu nominato segretario della seconda Cancelleria, con importanti mansioni burocratiche e amministrative;
Nel 1500 fu inviato in Francia, dove conobbe e studiò l'assolutismo politico;
Nello stesso periodo, incontrò più volte per scopi diplomatici Cesare Borgia;
Cesare Borgia (1475-1507) fu figlio di Rodrigo Borgia, il quale divenne papa nel 1492 con il nome di Alessandro VI. Ambizioso e spregiudicato, progettò di creare uno stato unitario nell'Italia centro-settentrionale, di cui sarebbe poi stato sovrano. Riuscì a conquistare gli Stati della Romagna e ne divenne duca. I suoi sogni si infransero quando suo padre morì prematuramente e venne eletto un nuovo papa, Giulio II della Rovere, acerrimo nemico dei Borgia. Esiliato in Francia e imprigionato, riuscì a evadere ma morì in battaglia.
I Medici si allearono con la Francia contro il nuovo papa. Giulio II della Rovere però vinse, e questo portò al ritorno dei Medici a Firenze.
L'isolamento a San Casciano (1513-1520)
Nel 1513 Machiavelli, sospettato di aver tramato contro i Medici in favore del papa, fu imprigionato e torturato. Quando riebbe la libertà, lo scrittore si ritirò in esilio volontario a San Casciano, nelle campagne fiorentine, in una casa chiamata Albergaccio.
Qui si dedicò soprattutto alla scrittura e alla lettura. A questo periodo risalgono le sue opere principali:
Il Principe
Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio
La Mandragola
Tentò comunqe a più riprese di tornare protagonista della vita fiorentina. Nel 1516 dedicò Il Principe a Lorenzo II de' Medici, ma non ebbe i risultati sperati.
A questa fase risale anche il suo avvicinamento a un gruppo di intellettuali di idee repubblicane, studiosi di Tito Livio e della repubblica della Roma Antica. Con essi si riuniva agli Orti Oricellari, giardini della nobile famiglia fiorentina dei Rucellai).
Il ritorno alla vita politica (1520-1527)
Quando Lorenzo II morì, gli successe alla guida di Firenze il cardinale Giulio de' Medici, che sarebbe diventato papa con il nome di Clemente VII. Costui era meno ostile a Machiavelli, e gli affidò l'incarico di scrivere una storia di Firenze, le Istorie Fiorentine.
Machiavelli ultimò il lavoro nel 1525. Giulio, nel frattempo divenuto papa, apprezzò moltissimo il risultato, tanto da affidargli importanti incarichi diplomatici presso gli altri Stati.
Un nuovo allontanamento e la morte (1527)
Nel 1527 ci fu una rivolta a Firenze, i Medici vennero cacciati e fu di nuovo reinstaurata la repubblica.
Machiavelli venne accusato di aver collaborato con i Medici e nuovamente allontanato dalla vita politica.
Stremato e deluso, si ammalò improvvisamente e morì a Firenze nel giugno dello stesso anno. Abbandonato da tutti, fu sepolto nella tomba di famiglia nella basilica di Santa Croce.
Nel 1787 la città di Firenze fece costruire un monumento nella basilica stessa. Sulla lastra frontale sono incise le parole Tanto nomini nullum par elogium (Nessun elogio sarà mai degno di tanto nome).