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da toni safina mancano 4 anni

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ITINERARI PALERMITANI

ITINERARI PALERMITANI

ITINERARI PALERMITANI

PERCORSO ARABO NORMANNO

CASTELLO A MARE DI PALERMO
Posto all’imboccatura del porto antico della Calà, ha svolto dal XII secolo il ruolo di sentinella della città di Palermo è stato nel corso dei secoli protagonista di cruente battaglie e teatro di moti insurrezionali. Sono da ricordare le battaglie tra savoiardi e spagnoli nel 1718, e quella tra gli austriaci dentro la fortezza, e i Borboni nel 1734. Nel 1860 la fortezza identificata dalla popolazione quale simbolo del potere borbonico, fu assaltata e demolita in alcune sue parti: tuttora individuabile, con ampi e profondi fossati, la porta di accesso e delle stanze riservate all’alloggio per il castellano e la truppa. Gli erano contigue due chiese, una aderente alla Cala, riedificata dai normanni su una probabile preesistenza più antica (moschea) e da loro dedicata a S. Giovanni Battista; l’altra sempre del periodo normanno la Chiesa di “S. Pietro la Bagnara”, che era rivolta verso la città. Il complesso fortificato nel corso dei secoli, venne continuamente ingrandito, modificato, adeguato ai diversi momenti storici e all’evolversi dell’arte fortificatoria; in particolare, l’avvento delle artiglierie, causò la necessità di consistenti trasformazioni alle strutture originarie e l’aggiunta di nuovi elementi architettonici destinati a migliorarne la capacità difensiva. Nel XV° secolo, sotto il regno di Ferdinando il Cattolico, fu realizzata la nuova cinta muraria, e si costruì il possente torrione cilindrico all’angolo Ovest della fortezza: il” Bastione di S. Pietro” (che è stato riportato interamente alla luce). Inoltre fu aggiunto un corpo d’ingresso davanti le fabbriche del castello, la cosiddetta Porta Aragonese oggi completamente restaurata. Le opere continuarono il secolo successivo sotto il viceregno di don Ferrante Gonzaga . In quell’epoca la fortezza venne ancora rafforzata con la costruzione di un nuovo sistema bastionato e si realizzarono i grandi baluardi dei lati occidentale e meridionale Aperto al pubblico secondo i seguenti orari: lunedi’, mercoledi’, giovedi’ e venerdi’ 9-13.30; martedi’ e sabato 9-17. Aperto anche la prima domenica del mese 9-13.30
LA CUBA
dall’arabo qubba che vuol dire arco, volta, sorge poco lontano da Porta Nuova nell’attuale corso Calatafimi. Questo sontuoso palazzo, che presenta tutti i caratteri peculiari dell’ architettura d’età normanna, fu voluto da Guglielmo II il Buono, la Cuba (dall’arabo qubba) che vuol dire arco, volta, sorge poco lontano da Porta Nuova nell’attuale corso Calatafimi. Questo sontuoso palazzo, che presenta tutti i caratteri peculiari dell’ architettura d’età normanna, fu voluto da Guglielmo II il Buono. Rimasto possedimento della monarchia di Sicilia fino agli inizi del XIV secolo, nel 1320 divenne proprietà di privati; in questo secolo venne menzionata dal Boccaccio nel suo “Decamerone” , che vi ambientò la sesta novella della quinta giornata.Ritornata al patrimonio regio, nel 1436 Alfonso il Magnanimo la concesse a Guglielmo Raimondo Moncada conte di Adernò, uno dei suoi vicere in Sicilia, finchè nel 1575 durante la peste venne adibito a lazzaretto per gli appestati. Successivamente in epoca borbonica fu aggregato alla caserma di cavalleria dei “Borgognoni”, subendo pesanti trasformazioni ed ampliamenti, con l’aggiunta di nuovi corpi di fabbrica. Dall'esterno, l'edificio si presenta in forma rettangolare, lungo 31,15 metri e largo 16,80. Al centro di ogni lato sporgono quattro corpi a forma di torre. Il corpo più sporgente costituiva l'unico accesso al palazzo dalla terraferma. I muri esterni sono ornati con arcate ogivali. Nella parte inferiore si aprono alcune finestre separate da pilastrini in muratura. I muri spessi e le poche finestre erano dovuti ad esigenze climatiche, offrendo maggiore resistenza al calore del sole. Inoltre, la maggior superficie di finestre aperte era sul lato nord- orientale, perché meglio disposta a ricevere i venti freschi provenienti dal mare, temperati ed anche umidificati dalle acque del bacino circostante. L'interno della Cuba era divisa in tre ambienti allineati e comunicanti tra loro. Al centro dell'ambiente interno si vedono i resti di una splendida fontana in marmo, tipico elemento delle costruzioni arabe necessario per rinfrescare l'aria. La sala centrale era abbellita da muqarnas soluzione architettonica ed ornamentale simile ad una mezza cupola Negli anni ottanta fu sottoposto ad una serie di interventi di restauro. APERTURA: da lunedì a sabato: ore 9-19 (ultimo ingresso 18.30) prima domenica del mese: ore 9 - 13.30 (ultimo ingresso 13)
CHIESA E CHIOSTRO DELLA MAGIONE
La chiesa fu fondata nel 1191 per i monaci cistercensi, molto danneggiata dalle bombe, è stata successivamente restaurata e parzialmente ricostruita e si erge sul lato meridionale di un vasto spiazzo nella omonima piazza Magione. L’interno è a tre navate su colonne marmoree e archi a sesto acuto, nel pavimento si trovano le lastre tombali di cavalieri teutonici. A sinistra della chiesa sono interessanti avanzi del chiostro del secolo XII che ricorda quello di Monreale. Tra le opere d'arte al suo interno vi sono: due acquasantiere del XVI secolo ai lati dell'ingresso,una Vergine col Bambino del XVI secolo. Nell'abside destra un tabernacolo del XVI secolo e una Madonna dipinta su lavagna, forse cinquecentesca. La chiesa, realizzata da maestranze e da artisti di origini islamiche, che è stata costruita probabilmente inglobando una struttura religiosa preesistente (moschea), rappresenta uno degli ultimi prodotti dell’architettura medievale siciliana d’impronta fatimita ( che fu una dinastia musulmana sciita che si impose tra il X e il XII secolo in alcune regioni mediterranee, tra cui la Sicilia) e mostra in chiave ridotta, lo stesso schema iconografico delle cattedrali di Palermo e Monreale. orari: Da martedì a sabato:9.30-11:30 domenica: 9:15 - 13:0 lunedì chiuso
CHIESA DI SAN GIOVANNI DEI LEBBROSI
Costruita nel 1071, rappresentò la prima costruzione normanna in città. Il motivo del nome è legato alla presenza di un ospedale, nel XII secolo, adibito all’accoglienza dei lebbrosi. Tramite i restauri degli anni 1919-30 la struttura venne fortemente trasformata; fu smantellato il prospetto a volute con campanile centrale e furono tolti tutti gli stucchi interni, al fine di rendere nudo ed uniforme il paramento. All’esterno è nitido e scarno con superfici murarie a conci squadrati; sull’ingresso è stato costruito un campanile con cupoletta. L’interno è a tre navate con soffitto ligneo, dove è mantenuta la struttura a pilastri che distribuisce le navate, separate dal santuario da differenze di quota; il santuario ha impianto centrico e prende slancio nella cupola, che poggia su otto archetti pensili. L’abside principale è introdotta da colonne inalveolate di cui una con iscrizioni cufiche nel capitello. Vi si conserva un interessante “Crocifisso” dipinto della metà del XV secolo. Orario Sante Messe: Dal lunedì al sabato ore 17:30 Domenica ore 08:45, 10:00, 11:30 Apertura al pubblico: Dal lunedì al sabato dalle ore 09:00 alle ore 11:00 e dalle ore 16:00 alle ore 19:00 Domenica e festivi dalle ore 7:30 alle ore 12:30
CASTELLO DI MAREDOLCE
Il castello Maredolce o il palazzo della Fawwarah (sorgente d’acqua), è una costruzione in stile islamico, risale al XII secolo, si trova dentro il parco della Favara, nel quartiere di Brancaccio. Fu costruito nel 1071 e faceva parte di una cittadella fortificata situata alle falde di Monte Grifone. Ruggero II d’Altavilla ordinò la costruzione di un muro di limitazione delle acque della Fawwarah e la realizzazione della peschiera chiamata con termine arabo “Albehira”, che era alimentata dalla sorgente della Fawwarah, al centro della quale sorgeva un isola irregolare con un palmeto. Intorno al palazzo ed alla peschiera, si apprezza un giardino caratterizzato da numerosi alberi da frutto ed agrumi, corsi d’acqua ed animali esotici, come il modello dei giardini islamici africani e spagnoli dell’epoca.Nel corso del XVI secolo la peschiera divenne un’area agricola, esistente ancora oggi. Alcuni storici riferiscono che il palazzo della Fawwarah esisteva già in epoca Kalbita, che faceva parte del Qasr dell’emiro Giafar, figlio di Abù-l-Futuh Yusuf, che regnò dal 998 al 1019.presenta un impianto di forma rettangolare con una rientranza nell’angolo est, che ne spezza la linearità dell’andamento. I prospetti sono scanditi da una serie di archi a “rincasso”, alcuni dei quali rinvenuti in seguito ai lavori di restauro, con finestre di esplicita derivazione islamica disposte liberamente.IL Castello di Maredolce era anche dotato, com’era consuetudine in epoca normanna, di una cappella privata che il re volle dedicare ai Santi Filippo e Giacomo Orari ingresso: Aperto da lunedì a sabato e ogni prima domenica del mese, con i seguenti orari: lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì e prima domenica dalle 9 alle 13, martedì e sabato dalle 9 alle 18.30
PALAZZO DELLA ZISA
Il palazzo della Zisa fondato dal re Guglielmo I nel 1165 e portato a compimento dal successore Guglielmo II (1190 ca.), costituisce un sorprendente esempio di architettura palaziale ifriqena, che sorgeva fuori le mura dell’antica città di Palermo. LA COMPOSIZIONE DELL'EDIFICIO. L’edificio, a pianta rettangolare con due avancorpi turriti sporgenti sui lati brevi, si sviluppa su tre livelli, marcati all’esterno da sottili cornici e da archi ciechi a rincasso che inquadrano le finestre (oggi rettangolari, originariamente bifore sovrastate da monofore circolari). L’edificio è concluso in alto da una fascia con epigrafe in arabo, oggi frammentaria a causa dei tagli realizzati in epoca moderna per ottenere la merlatura. Al centro del piano terreno si trova l’ambiente di rappresentanza o «sala della fontana», sala a iwan di tipo islamico che costituisce il cuore nevralgico di tutto il palazzo, aperta sul vestibolo attraverso un ampio arco ogivale sorretto da colonne binate, ai lati del quale sono i resti dell’epigrafe in stucco con il nome del palazzo e il riferimento a Guglielmo II. L’edificio, a pianta rettangolare con due avancorpi turriti sporgenti sui lati brevi, si sviluppa su tre livelli, marcati all’esterno da sottili cornici e da archi ciechi a rincasso che inquadrano le finestre (oggi rettangolari, originariamente bifore sovrastate da monofore circolari). L’edificio è concluso in alto da una fascia con epigrafe in arabo, oggi frammentaria a causa dei tagli realizzati in epoca moderna per ottenere la merlatura. Al centro del piano terreno si trova l’ambiente di rappresentanza o «sala della fontana», sala a iwan di tipo islamico che costituisce il cuore nevralgico di tutto il palazzo, aperta sul vestibolo attraverso un ampio arco ogivale sorretto da colonne binate, ai lati del quale sono i resti dell’epigrafe in stucco con il nome del palazzo e il riferimento a Guglielmo II. MA COSA CUSTODISCE? All’interno della Zisa, oggi Museo d’Arte Islamica, sono custoditi ed esposti diversi manufatti, tra cui uno di straordinaria importanza: una lapide marmorea di forma esagonale con una croce centrale in opus sectile intorno alla quale è ripetuta un’iscrizione in tre diverse lingue (latina, greca, araba) e con quattro differenti caratteri (l’arabo anche in carattere ebraico), eseguita per il sepolcro di Anna (morta nel 1149), madre di Grisanto, prelato di corte, che costituisce una significativa testimonianza del sincretismo culturale che caratterizzò la civiltà della Sicilia normanna. Orari di apertura: dal lunedì al sabato 09–18:30 domenica ore 09–13
CATTEDRALE DI PALERMO
La cattedrale di Palermo è dedicata alla Santa Vergine Maria Assunta in Cielo ed è situata proprio nel cuore antico della città. La cattedrale di Palermo ha una storia davvero interessante: la costruzione del duomo venne commissionata per volontà dell’arcivescovo inglese Walter Off, intorno al 1170. QUALI IMPORTANTI FUNZIONI ASSUNSE? La Cattedrale di Palermo, ebbe funzioni di culto e di fortezza, nonché quella di tempio funerario dedicato al re ed alla sua famiglia. L’interno del duomo ha subito profonde trasformazioni tra la fine del Settecento ed i primi dell’Ottocento. ASPETTI ARCHITETTONICO. La cattedrale è a croce latina, con tre navate divise da imponenti pilastri e con statue di santi che facevano parte della decorazione della tribuna del Gagini. nella navata di destra, la prima e la seconda cappella, custodiscono le famose tombe imperiali e reali dei Normanni. La cappella, all’interno del duomo di Palermo, ospita le tombe dei genitori di Federico II, così come quella di Enrico IV e quella di Costanza d’Altavilla. La tomba di Enrico IV è stata realizzata in porfido di colore rosso, pietra preziosa e segno distintivo delle tombe reali. Spostando la vostra attenzione verso la navata centrale, sul pavimento, noterete una meridiana in marmo con tarsie colorate che rappresentano le costellazioni, per opera di Giuseppe Piazzi, famoso astronomo e scopritore del supposto pianeta Cerere. Non passa inosservato nemmeno lo sfarzoso altare del Sacramento, in bronzo, lapislazzulo e marmi colorati, realizzato su disegno di Cosimo Fanzago. Al’interno della cattedrale, potrete ammirare anche il bellissimo coro ligneo del tardo Quattrocento, il quale si trova nel presbiterio.A destra del presbiterio, poi, vi è la cappella di Santa Rosalia, patrona della città di Palermo, con le reliquie e l’urna d’argento. Ingresso Cattedrale Orari: Da Lunedì a Sabato: dalle ore 07.00 alle ore 19.00
CHIESA DI SAN CATALDO
La chiesa di San Cataldo (1160 ca.) rappresenta un compiuto capolavoro architettonico, notevole esempio di elaborazione formale sincretica concepita da maestranze islamiche secondo criteri romanico-occidentali. Essa costituiva la cappella di un complesso di edifici oggi scomparsi, appartenuti a Maione da Bari, Gran Cancelliere e successivamente Grande Ammiraglio del regno sotto re Guglielmo I, dal 1154 al 1160. L'ESTERNO. L’edificio esternamente si presenta nella sua purezza volumetrica, animata da arcate cieche a rincasso che inquadrano le tre monofore aperte su ciascun lato. La sola abside maggiore è sporgente e alta quanto tutto l’edificio. Il coronamento della chiesa è costituito da una cimasa a traforo di tipo fatimide al di sopra della quale spiccano le tre cupolette che coprono la nave centrale, impostate su di un basso tamburo continuo in cui si aprono piccole finestre. L'INTERNO. L’interno rettangolare, vagamente centralizzante per la presenza di quattro colonne, è scandito dalle tre cupole che individuano le tre campate quadrate della navata centrale. Le brevi navatelle laterali sono coperte da volte a crociera. Le pareti nude, prive di qualsiasi decorazione, esaltano la nitidezza architettonica della chiesa, ingentilita dalle colonnine angolari del santuario e dagli archi a sesto acuto retti da colonne e capitelli dei quali alcuni di spoglio. Orario di apertura al pubblico: tutti i giorni, festivi compresi, dalle 10 alle 18. Biglietto d'ingresso: intero 2,5€; ridotto 1,5€.
CHIESA DI SAN GIOVANNI DEGLI EREMITI.
CHIESA DI SAN GIOVANNI DEGLI EREMITI. CHE COS'È?. San Giovanni degli Eremiti è uno degli edifici ecclesiastici più affascinanti e singolari della nostra città. UN PO' DI STORIA. Chiesa e convento di S. Giovanni degli Eremiti, secondo le cronache, furono edificati per volere del primo re di Sicilia Ruggero II, sovrano illuminato e colto, tra il 1132 e il 1148 su più antiche preesistenze di epoche diverse e affidati ai padri benedettini di Montevergine. La vicinanza del monastero con la residenza regia ne fece subito luogo privilegiato, destinato anche alla sepoltura degli alti dignitari della corte normanna Le costruzioni normanne (chiesa e monastero), sono state edificate (come altre costruzioni del periodo), secondo modelli architettonici marcatamente islamici (architetti e maestranze erano di origini musulmane), frutto di una mediazione tra culture artistiche diverse, quella orientale e quella cristiana, che permise l’evolversi di un’arte e di un’architettura davvero unica nel suo genere. La chiesa di S. Giovanni degli Eremiti, che nel corso dei secoli ha subito varie modifiche e trasformazioni, ha una struttura a forma di parallelepipedo, con proporzioni armoniose e non troppo grandi. LA SUA ARCHITETTURA. La sua architettura si basa sul rigore geometrico, i paramenti murari sono costituiti da strati di piccoli conci di calcarenite a faccia vista, visibili sia all’esterno che all’interno, perfettamente squadrati e allineati. L’interno, di forma geometrica semplice, si presenta spoglio, assai severo e disadorno di ogni decorazione con una disposizione planimetrica a croce commissa, cioè a forma di una T che si ripete per ben cinque volte. Un ruolo determinante è rivestito dalla luce che penetra all’interno della chiesa, infatti per la sua particolare conformazione riesce a calibrare effetti di luce e ombre senza ricorrere ad espedienti scultorei o pittorici, o decorazioni musive, affidandosi soprattutto ad un uso sapiente delle aperture ogivali, che originariamente erano coperte da transenne preziosamente traforate in gesso, che un tempo schermavano le finestre. IL CHIOSCO BENEDETTINO. L'elegante chiosco, di forma rettangolare, oggi è ridotto quasi allo stato di rudere, in cui vi si possono ancora ammirare i resti di mura perimetrali e un’agile fuga di colonnine binate con arcate gotiche a sesto acuto. Vi si accede attraverso un lussureggiante giardino ottocentesco di tipo mediterraneo (una piccola oasi di pace) connotato da una rigogliosa flora in prevalenza fatta da piante esotiche. Alla fine del XIX secolo l’architetto Giuseppe Patricolo nell’ambito di un programma di recupero di diversi monumenti siciliani, intraprese una radicale campagna di restauri dell’intero complesso mirata a restituire il presunto aspetto originario al magnifico monumento. Il complesso di S. Giovanni degli Eremiti fa parte dei nove monumenti inseriti nel percorso arabo-normanno palermitano diventato patrimonio mondiale dell’Unesco. ORARI DI VISITA: Lunedì, Domenica e Festivi Infrasettimanali dalle 9.00 alle 13.30 chiusura biglietteria ore 13.00 Martedì – Sabato dalle 9.00 alle 19.00 chiusura biglietteria ore 18.30
PALAZZO REALE

PALAZZO REALE.

Il Palazzo Reale, sorge nel nucleo più antico della città di Palermo, l’area dei primi stanziamenti punici, le cui tracce sono ancora oggi visibili nei sotterranei della fabbrica. Ampiamente trasformato in età moderna, esso custodisce ancora al suo interno nuclei architettonici di epoca medievale che rappresentano originali e rare combinazioni di stile islamico e romanico, frutto dell’interazione e della convivenza tra diverse componenti culturali. Il Palazzo venne edificato per volere di Ruggero II all’indomani della sua elezione regale, avvenuta nel 1130. A lui si devono infatti la costruzione dei corpi di fabbrica più rappresentativi come la Torre Greca, di cui rimane parte della più tarda ricostruzione di età rinascimentale; della Torre Pisana, nella quale ancora oggi è possibile ammirare la Sala dei Venti e la cosiddetta “Stanza di Ruggero”, con i suoi mosaici bizantini dell’età di Guglielmo I e di Guglielmo II, che costituiscono un rarissimo esempio di raffigurazione musiva bizantina di carattere profano. Per la ricercatezza delle decorazioni si ritiene che la Torre Pisana e la Joharia, che più presentano caratteri prevalentemente islamici, abbiano ospitato gli appartamenti dei sovrani normanni e gli ambienti per i momenti di svago e di rappresentanza. Il valore culturale del 


MA QUALI FUNZIONI IMPORTANTI RICOPRE QUESTO PALAZZO? 

Palazzo Reale di Palermo, consiste anche nella sua continuità d’uso. Sede del più antico parlamento europeo e luogo del potere, il Palazzo ha mantenuto inalterate le sue funzioni di rappresentanza: oggi, infatti, è sede dell’Assemblea Regionale Siciliana.


GLI ORARI DI VISITA SONO I SEGUENTI:

da lunedì a giovedì dalle ore 8,30 alle ore 14,30 (ultimo ingresso);

(ultimo ingresso);

Venerdì dalle ore 9,00 alle ore 16,00 (ultimo ingresso);

Sabato dalle ore 8,30 alle ore 16,30 (ultimo ingresso;

Domenica dalle ore 8,30 alle ore 9,30 – dalle 11,30 alle 14,30 (ultimo ingresso)

Il Palazzo Reale, sorge nel nucleo più antico della città di Palermo, l’area dei primi stanziamenti punici, le cui tracce sono ancora oggi visibili nei sotterranei della fabbrica. Ampiamente trasformato in età moderna, esso custodisce ancora al suo interno nuclei architettonici di epoca medievale che rappresentano originali e rare combinazioni di stile islamico e romanico, frutto dell’interazione e della convivenza tra diverse componenti culturali. Il Palazzo venne edificato per volere di Ruggero II all’indomani della sua elezione regale, avvenuta nel 1130. A lui si devono infatti la costruzione dei corpi di fabbrica più rappresentativi come la Torre Greca, di cui rimane parte della più tarda ricostruzione di età rinascimentale; della Torre Pisana, nella quale ancora oggi è possibile ammirare la Sala dei Venti e la cosiddetta “Stanza di Ruggero”, con i suoi mosaici bizantini dell’età di Guglielmo I e di Guglielmo II, che costituiscono un rarissimo esempio di raffigurazione musiva bizantina di carattere profano. Per la ricercatezza delle decorazioni si ritiene che la Torre Pisana e la Joharia, che più presentano caratteri prevalentemente islamici, abbiano ospitato gli appartamenti dei sovrani normanni e gli ambienti per i momenti di svago e di rappresentanza. Il valore culturale del MA QUALI FUNZIONI IMPORTANTI RICOPRE QUESTO PALAZZO? Palazzo Reale di Palermo, consiste anche nella sua continuità d’uso. Sede del più antico parlamento europeo e luogo del potere, il Palazzo ha mantenuto inalterate le sue funzioni di rappresentanza: oggi, infatti, è sede dell’Assemblea Regionale Siciliana. GLI ORARI DI VISITA SONO I SEGUENTI: da lunedì a giovedì dalle ore 8,30 alle ore 14,30 (ultimo ingresso); Venerdì dalle ore 9,00 alle ore 16,00 (ultimo ingresso); Sabato dalle ore 8,30 alle ore 16,30 (ultimo ingresso; Domenica dalle ore 8,30 alle ore 9,30 – dalle 11,30 alle 14,30 (ultimo ingresso)
CAPPELLA PALATINA

CAPPELLA PALATINA

La Cappella Palatina, fatta edificare da Ruggero II, venne consacrata nel 1140.

Nel suo complesso rappresenta la massima espressione del sincretismo culturale che distinse l’epoca ruggeriana, e uno dei monumenti medievali meglio preservati tanto nella parte architettonica quanto in quella

decorativa. 


COME È COMPOSTA?

L’edificio si compone di un presbiterio rialzato a pianta centrale e di un corpo longitudinale a tre navate: il primo è contraddistinto da tre absidi e da una cupola su base quadrata di ascendenza bizantina, mentre il secondo si distingue per la presenza di archi acuti su alti piedritti, sorretti da colonne e capitelli di spoglio. Conserva al suo interno generi diversi per origine e cultura figurativa – islamica, bizantina, occidentale – che fanno della Cappella l’esempio più rappresentativo delle arti mediterranee nell’ambito della Sicilia normanna.


GLI ORARI DI VISITA SONO

Lun.Mar.Merc.Giov. dalle ore 8,30 alle ore 14,30 (ultimo ingresso) -Venerdì dalle ore 9,00 alle ore 16,00 (ultimo ingresso)

Sabato dalle ore 8,30 alle ore 16,30 (ultimo ingresso)

Domenica dalle ore 8,30 alle ore 9,30 – dalle 11,30 alle ore 14,30 (ultimo ingresso)

La Cappella Palatina, fatta edificare da Ruggero II, venne consacrata nel 1140. Nel suo complesso rappresenta la massima espressione del sincretismo culturale che distinse l’epoca ruggeriana, e uno dei monumenti medievali meglio preservati tanto nella parte architettonica quanto in quella decorativa. COME È COMPOSTA? L’edificio si compone di un presbiterio rialzato a pianta centrale e di un corpo longitudinale a tre navate: il primo è contraddistinto da tre absidi e da una cupola su base quadrata di ascendenza bizantina, mentre il secondo si distingue per la presenza di archi acuti su alti piedritti, sorretti da colonne e capitelli di spoglio. Conserva al suo interno generi diversi per origine e cultura figurativa – islamica, bizantina, occidentale – che fanno della Cappella l’esempio più rappresentativo delle arti mediterranee nell’ambito della Sicilia normanna. GLI ORARI DI VISITA SONO Lun.Mar.Merc.Giov. dalle ore 8,30 alle ore 14,30 (ultimo ingresso) -Venerdì dalle ore 9,00 alle ore 16,00 (ultimo ingresso) Sabato dalle ore 8,30 alle ore 16,30 (ultimo ingresso) Domenica dalle ore 8,30 alle ore 9,30 – dalle 11,30 alle ore 14,30 (ultimo ingresso)

Palazzi e Ville

Palazzo Conte Federico
Il Palazzo Conte Federico è uno dei più antichi e prestigiosi edifici di Palermo, ubicato tra la via dei Biscottari e la piazza Conte Federico, dentro le primitive mura della città punica. Uno degli elementi più interessanti dell'edificio, nonchè la parte più antica, è un'alta torre arabo-normanna risalente al 12esimo secolo, denominata "Torre di Scrigno". La torre era posta sopra le mura a difesa della città e ne costituiva anche uno degli accessi. Ancora oggi al suo interno si possono ammirare due bellissime bifore, una normanna ed una aragonese, con gli stemmi autentici degli Svevi e degli Aragonesi che governarono la città. Dal cortile interno, finemente decorato in pietra ad intaglio ad opera del grande architetto barocco Venanzio Marvuglia, ed attraverso la grande scala in marmo rosso si accede al piano nobile con i suoi numerosi saloni che rispecchiano gli stili di varie epoche. Arredati con mobili originali e quadri di insigni artisti dell'epoca, tra i quali spicca la Madonna del Quattrocento di scuola senese, i saloni presentano ancora oggi i soffitti lignei dipinti del 15esimo secolo, gli affreschi settecenteschi di Vito D'Anna e di Gaspare Serenario e le ricche collezioni di armi e ceramiche antiche. Il palazzo è ancora oggi abitato dal Conte Alessandro Federico, discendente di Federico d'Antiochia, uno dei figli del grande Imperatore Federico II.
Palazzo Mirto
Il locale successivo, detto “salotto giallo” con una grande tela sul soffitto che raffigura ”l’allegoria del tempo” è un piccolo ambiente di riposo dove si aprono due intimi boudoirs, quello a sinistra riservato alle signore con una bella toletta Luigi XV, corredato di servizio in argento, e l’altro sulla destra è un gabinetto da fumo per signori, con pareti in cuoio di Cordova. Attraverso un passaggio centrale arriviamo al “salone degli arazzi” che assieme al successivo “salone del baldacchino”, sono i più rappresentativi della casa. A seguire entriamo nel “salotto Pompadour” dove al centro della volta risalta una “Allegoria delle Arti” personificata da bambini in atteggiamenti da adulti, databili al XIX secolo, e sulle consolle oltre a vasi cinesi e giapponesi, le foto degli ultimi abitanti della casa: il principe e la principessa di Mirto. Proseguendo entriamo in una piccola saletta ovale con decorazioni pittoriche a soggetto mitologico dove a sinistra si apre il “salottino Diana” qui una nicchia girevole con la statua di Apollo, recentemente restaurata, nasconde un passaggio segreto, dove pare si nascondesse un servitore del principe per origliare i discorsi dei commensali. L’ultimo ambiente del primo piano è la stanza da pranzo ufficiale, arredata con mobili ottocenteschi in noce, che custodiscono il prezioso servizio in porcellana di Meissen, prodotto a suo tempo esclusivamente per i principi Filangeri. Il secondo piano del palazzo, quasi completamente visitabile, era destinato alla vita quotidiana della famiglia, si compone di stanze più intime, ma comunque arredate con eleganza e gusto. Vi troviamo, la sala da pranzo con soffitto ligneo; la stanza di compagnia, una stanza da letto arredata, con letto a gondola; due biblioteche, che conservano volumi antichi e rari di diverse epoche e altre straordinarie collezioni di oggetti d’arte, testimonianza del gusto e dell’interesse dei Filangeri per l’arte ed il collezionismo. Completano il secondo piano altri ambienti, un tempo riservati ai cadetti della famiglia ed alla servitù, oggi sono adibiti a uffici ed archivi per l’amministrazione del museo. Orari ingresso : Lunedì chiusura settimanale. Da martedì a sabato 9,00 – 18,00; domenica e festivi 9,00 – 13,00.
Palazzo Mirto ingloba un nucleo di antiche case appartenute un tempo ad una nobile e ricca famiglia di origini pisane, i Resolmini, e ancor prima alla famiglia Omodei. A partire dal 1594 diventa la residenza dei Filangeri, conti di San Marco e principi di Mirto, quando don Pietro Filangeri esponente di uno dei casati più prestigiosi della nobiltà siciliana sposa Francesca De Spuches. Da questo momento la storia di questa dimora si identifica con quella della famiglia Filangeri, il cui arrivo in Italia si fa risalire al periodo normanno. L’attuale configurazione del palazzo rispecchia per grandi linee quella voluta dal principe Bernando Filangeri nel 1793: due facciate prospicienti in via Lungarini e in Via Merlo, e un grande portale di ingresso sormontato da due vasotti ornamentali e da un magnifico stemma in pietra recante le armi dei Filangeri. Il percorso inizia dai corpi bassi dell’edificio, usati solitamente come servizi, dove erano collocate le scuderie, le rimesse per le carrozze, le cucine, i magazzini per le derrate alimentari ed altri locali destinati a depositi per la conservazione di paglia e fieno. Ma la parte più affascinante del piano terra è sicuramente la “cavallerizza” (così venivano chiamate le scuderie più importanti dei palazzi nobiliari). L’accesso al primo piano avviene da una porta sormontata da una pensilina ottocentesca in ferro dipinto e uno scalone in marmo rosso conduce al pianerottolo di accesso ai locali del piano nobile, dove una loggetta con serliana chiusa da una vetrata, funziona da vestibolo. Da qui si passa all’ingresso vero e proprio, di piccole dimensioni, tappezzato di raso rosso. A sinistra troviamo la prima sala di rappresentanza, chiamata “sala del Novelli” (così detta per un presunto autoritratto dell’artista monrealese). Il salotto che segue, detto del “Salvator Rosa” (per quattro piccole tele con vedute paesaggistiche alla maniera del pittore napoletano). All’interno del salotto si aprono due piccoli ambienti, a destra la stanza del teatrino e a sinistra la saletta dei reperti, dove sono esposti vari reperti archeologici. Nella terza sala chiamata “salotto rosa” troviamo sulla volta un grande lampadario ottocentesco in bronzo e cristallo con stemma dei Lanza Filangeri. L’ambiente che segue detto “salotto giallo e verde” è un ambiente di passaggio, cui nella volta si può ammirare una grande tela raffigurante “L’Allegoria dell’immortalità“. a sinistra si trova il “salottino cinese”, un piccolo ambiente che testimonia la passione per le cineserie, da parte dell’aristocrazia siciliana.
Palazzo Comitini
I Saloni Il primo salone è il grandioso vestibolo, già sala delle armi, affrescato con decori architetturali di interni ed esterni, paesaggi primaverili, vasi di pianti e fiori, finestre su giardini irreali, illusioni prospettiche, un gioco di trompe l’oeil, che coinvolge le pareti e la volta a botte. È presente un altro vestibolo, detto Sala Gialla, che separa gli ambienti privati del palazzo da quelli di rappresentanza. La Sala Verde si illumina di una preziosa consolle e di una vertiginosa specchiera impreziosita ai lati dai ritratti dei Baroni Malvica. Dal soffitto scende un bianco lampadario di Murano che rischiara le sovrapporte: due paesaggi e le stagioni. Diversi dipinti e sculture di fine Ottocento e inizio Novecento decorano l’ambiente. La Sala Rossa, con le sue sovraporte firmate da Interguglielmi: allegorie simboleggianti il buon governo. La Concordia è indicata dalla cornucopia e dal caduceo; la Pace dal ramoscello d’ulivo; la Prudenza dal serpente e dallo specchio; la Temperanza dal morso e dalle briglie. Nella sala sono presenti anche i ritratti del duca e della duchessa di Reitano. la Sala Sciascia, dove si riuniva la Giunta della Provincia regionale di Palermo. Raccoglie tele di Maria Giarrizzo, Ida Nasini Campanella, Renato Guttuso, Pippo Rizzo, Michele Dixit, Salvatore Mirabella, Lia Pasqualino Noto, Rocco Lentini, Umberto Valentino, Laurenzio Laurenzi, Mario Folisi, Eustachio Catalano. Assorto nella geometria della ragione è il ritratto in bronzo dell’autore del Consiglio d’Egitto, Leonardo Sciascia, realizzato da Mario Pecoraino. Nella sala del caminetto, denominata Salvo D’Acquisto, vi sono opere di pittori quali Renato Guttuso, Bruno Caruso, Mario Delitala, Saverio Terruso, Croce Taravella e Paolo Madonia. Il giardino d’inverno conserva un composto plafond a cassettoni, un lampadario vagamente liberty e mobili in stile. Decorano le pareti alcuni quadri del Novecento, firmati da Piera Lombardo, Domenico De Vanna e Giovanni Filippone. Scrigno di bellezza che riporta alla memoria gli interni del Gattopardo, con gli scaloni baroccheggianti e i pavimenti maiolicati, gli affreschi e le tele alle pareti, la lussuria dei sofà e la preziosità dei mobili, i saloni damascati e la sala da ballo, fulgenti di dei e semidei, è Palazzo Comitini per un secolo e mezzo dimora aristocratica dei principi Gravina.
Costruito tra il 1766 e il 1771 da Michele Gravina e Crujllas, pricipe di Comitini e pretore della città , il quale affidò i lavori all’architetto Nicolò Palma. Dal 1860 vi ha sede l’Amministrazione Provinciale. Il Prospetto Il prospettico è scandito da un primo piano, piano nobile, adorno di inferriate a petto d’oca. Nel 1931 l’edificio di Nicolò Palma subisce un restauro per volontà del nuovo proprietario, l’Amministrazione provinciale, oggi Città Metropolitana di Palermo. Palazzo Comitini diviene monumentale con l’aggiunta di un piano “in stile”, marcato da una cornice d’attico, mentre i nove ingressi presenti al piano terra si trasformano in finestre di gusto rinascimentale. L’interno Oltre il portale, incastrato fra due colonne di billiemi, si accede nel cortile diviso da possente loggiato sorretto da doppie colonne. Sulla destra si ha una fontana di pietra sulla quale idealmente siede Diana, la cacciatrice, in un affresco. Il punto di fuga è lo scalone d’onore, scenografico nella struttura, liberty nella vetrata e nei merletti di ferro. Ai lati si trovano due lapidi recitano i tempi della fondazione, 1771, e dell'ampliamento, 1931. A destra lungo la scalinata si solleva su un alto piedistallo baroccheggiante un piccolo Cristo in marmo di memoria michelangiolesca. Quindi la scala sale e da una parete viene fuori una Madonna con Bambino. Dipinto che tardivamente rimodula la vulgata di Leonardo. Più in alto è un altro loggiato ad archi che guarda, di là dalla balaustra, nel cortile sottostante. Addossato all’esedra di fondo è una conchiglia con puttino e drago, dalle cui fauci esce un rivolo scintillante d’acqua. Ai lati dell’ingresso alle sale principesche due spegnitorce a forma di bocche di pietra, sanno ancora dell’acre fumo dei torcieri spenti.
Palazzo Asmundo
La storia Nel 1767 don Giuseppe Asmundo Paternò, acquista un palazzo nell’antica strada del Cassaro dalla famiglia Joppolo, dei principi di Sant’Elia. L’origine della fabbrica di tale palazzo è databile attorno al 1615 per volere di un certo dottor Baliano. Non appena il marchese di Sessa prende possesso del palazzo, commissiona all’architetto Salvatore Attinelli, una generale ristrutturazione dell’antico edificio. Alla ristrutturazione degli esterni fece seguito l’arricchimento delle sale interne, decorate con stucchi e raffinati affreschi. Una lapide collocata nella facciata principale, ricorda che in questo antico palazzo nacquero Anna e Giuseppina Turrisi Colonna, principesse di Fitalia e di Galati morte entrambe in giovane età, nel 1848. Nella seconda metà dell’ottocento la proprietà del palazzo transitò dagli Asmundo Paternò alla famiglia Siracusa . Dopo qualche anno avvenne la trasformazione in albergo, con il nome di Hotel Rebecchino. Albergo di alto rango perchè inserito nella cornice di una storica dimora che ancora manteneva intatte le caratteristiche del palazzo nobiliare e che soprattutto godeva dell’incomparabile vista sulla cattedrale di Palermo. In quegli anni vi soggiornò per un breve periodo il pittore francese Gastone Veuiller, che ci ha lasciato una bella testimonianza dell’albergo nel suo libro “La Sicilia, impressioni del presente e del passato”, pubblicato nel 1897. Il palazzo Le pregevoli architetture esterne presentano eleganti timpani mistilinei nei balconi e festoni di frutta e fiori intagliati nella pietra, che si innalzano leggeri al di sopra del cornicione della fabbrica settecentesca, sormontato dalla già citata più recente elevazione superiore. Il piano nobile di palazzo Asmundo Paternò, per la qualità e la ricchezza dei suoi apparati decorativi, rappresenta un vero gioiello di arte e raffinatezza. Con i suoi ampi saloni adorni di stucchi di scuola serpottiana, le volte sontuosamente affrescate da Gioacchino Martorana, figura di grande rilievo nel panorama artistico siciliano, con i suoi ricchi arredi in stile, porte e sovrapporte finemente decorate, costituisce una testimonianza eccezionale del “modus vivendi” dell’aristocrazia siciliana tra il settecento e l’ottocento.
Palazzo Alliata di Villafranca
Il palazzo presenta diverse sale al suo interno: Salone rosa Sala in cuio Salone della stemma Sala del Principe Salottino Giallo Salottino Barocco Sala da pranzo Sala dei Musici.
Storia Nel 1576 don Alojsio di Bologna barone di Montefranco, aveva costruito in un terreno di sua proprietà che si trovava a ridosso delle antiche mura medievali della città, il proprio palazzo cittadino, una grande dimora magnatizia punteggiata da cupole e torri svettanti che dal vicolo del Panormita si estendeva fin quasi all’antico Cassaro. Alle origini bolognesi della facoltosa famiglia Beccadelli si deve, infatti, il nome dell’antistante Piazza Bologni, in origine denominata “Piano d’Aragona”. Alla morte di Don Aloisio, i due edifici furono acquistati da Francesco Alliata che dal 1649 avviò i lavori di costruzione di un nuovo edificio , un’incisione realizzata nel 1713-1714 da Francesco Ciché. Nel 1751 il palazzo fu rovinato a causa di un terremoto. Nel 1752 vennero avviati dei lavori di ampliamento del precedente palazzo. I lavori durarono fino al 1758 che consistettero al rifacimento della facciata impreziosita da quattro statue in marmo raffiguranti Apollo, una figura femminile panneggiata di epoca romana, Vesta e Diana. Nel 1800 ci furono dei interventi in stile neoclassico, addotti da Giuseppe Alliata e della moglie Agata Valguarnera. In particolare, questi lavori vennero fatti nelle camere da letto con le rispettive alcove, il Salone Rosa, il Salone Giallo e la facciata. Tra la fine del XIX e la prima metà del XX secolo venne usato lo stile negotica, tra cui il portale Nobile o scalone con la bella porta-vetrata e la Sala dei Musici. Nel corso dell’ultima guerra mondiale il palazzo subì gravi danni e questo comportò interventi di restauro tra il 1950 e il 1960, con conseguenti trasformazioni che mutarono per sempre l’aspetto originale del piano nobile e degli ammezzati.
Casina Cinese
Al primo piano gli alloggi dei cavalieri e delle dame, e mezzanini per il numeroso personale di servizio; al secondo piano vi troviamo le stanze più belle, gli alloggi della regina Maria Carolina, con il “salotto turco”, la saletta “ercolana” in stile impero, e la camera da letto con alcova in stile neoclassico con il magnifico bagno chiamato “gabinetto delle pietre dure”. Infine l’ultimo livello, cui si accede attraverso quattro scale a chiocciola in ferro poste sulle terrazze laterali, è la già citata “Stanza dei Venti”, l’ambiente posto al termine dell’intera costruzione, originariamente destinato ad osservatorio. Al piano rialzato si trova il salone di rappresentanza alla cinese, detta anche sala delle udienze, con ai lati gli ambienti privati del re (la sala da gioco, la sala da pranzo e la camera da letto). Al primo piano gli alloggi dei cavalieri e delle dame, e mezzanini per il numeroso personale di servizio; al secondo piano vi troviamo le stanze più belle, gli alloggi della regina Maria Carolina, con il “salotto turco”, la saletta “ercolana” in stile impero, e la camera da letto con alcova in stile neoclassico con il magnifico bagno chiamato “gabinetto delle pietre dure”. Infine l’ultimo livello, cui si accede attraverso quattro scale a chiocciola in ferro poste sulle terrazze laterali, è la già citata “Stanza dei Venti”, l’ambiente posto al termine dell’intera costruzione, originariamente destinato ad osservatorio. Per le decorazioni tutto è improntato al gusto per l’esotico che va dallo stile “cinesizzante”, al turco, ma anche a quello pompeiano e neoclassico. Lo splendido ed eclettico apparato decorativo interno della residenza vide la partecipazione dei maggiori pittori palermitani del periodo e di artisti napoletani: Giuseppe Velasco ed Elia Interguglielmi, Vincenzo Riolo, Rosario Silvestri, Raimondo Gioia, Giuseppe Patania e Benedetto Cotardi. Gli arredi della palazzina sono di una ricchezza e di un fascino straordinario, lo stile si ispira alla maniera cinese, una moda che aveva contagiato tutta l’aristocrazia siciliana. Altri splendidi esemplari di arredi testimoniano invece il gusto per l’antichità classica legato alle scoperte degli scavi archeologici di Ercolano e Pompei promossi dal Sovrano. Sul retro della Casina si trova un giardino all’italiana molto curato, con delle siepi che formano dei labirinti, vi sono fontane e alberi secolari. Inoltre vi è il museo etnografico Pitrè, dedicato alle arti e alle tradizioni popolari siciliane fondato nel 1909 dal professore Giuseppe Pitrè. La Palazzina Cinese nel corso degli anni è stata oggetto di diversi interventi di restauro, sia strutturali, che nelle decorazioni interne ed esterne; gli ultimi sono stati completati nel 2008 ed hanno consentito di recuperare non soltanto i raffinati elementi architettonici della Casina, ma soprattutto gli splendidi elementi decorativi (tappezzerie, affreschi, pavimenti), nonché gli arredi, il mobilio, e tanti manufatti che caratterizzavano i diversi ambienti della magnifica residenza.
Nel 1799 don Giuseppe Riggio principe di Aci, con delega di sua Maestà re Ferdinando, richiede la concessione della casina dei Lombardo baroni della Scala, sita nella Piana dei Colli. I lavori vengono affidati all'architetto Venanzio Marvuglia, che realizza una delle costruzioni più originali e raffinate che si possono ammirare oggi in Sicilia. Originariamente fu edificata in stile prettamente orientale, si presentava in muratura con ballatoi lignei in due ordini, delle ringhiere dipinte e coperta da tetti a padiglione. Le opere di abbellimento e gli interventi strutturali operati dal noto architetto fino al 1802 e successivamente dal figlio Alessandro Emanuele, conferirono all’intera costruzione originalità e grande pregio architettonico. Furono modificate le coperture sostituendo i tetti laterali con due terrazze simmetriche che presentano delle colonne che sorreggono architravi lignee traforate, mentre nella parte centrale viene eretta una costruzione con grande copertura a padiglione su tamburo ottagonale sormontata da pinnacolo a doppio calice rovesciato, detta “Specola o Stanza dei Venti”. Nei prospetti nord e sud viene aggiunto un portico sorretto da sei colonne in marmo disposte a semicerchio, coronato da tetto a pagoda; ai fianchi della casina, su progetto di Giuseppe Patricolo, vengono agganciate due torrette con scale elicoidali collegate attraverso passaggi aerei ai ballatoi del piano rialzato e del piano nobile. L’edificio oggi appare con uno stile prevalentemente orientale, ma con diversi elementi in stile neoclassico, espressione del gusto dei tempi: inoltre sono presenti decorazioni policrome con ocre gialle, rosse e grigie conferiscono ai prospetti della palazzina un’originalità estetica di ineguagliata bellezza. All'interno si compone di cinque livelli: al seminterrato troviamo la grande sala da ballo in stile Luigi XVI, la sala da bagno di re Ferdinando, una sala da buffet chiamata “sala delle codine” stranamente decorata, e l’ambiente che contiene l’originale meccanismo ligneo a saliscendi della superiore sala da pranzo, “la tavola matematica”, progettata dallo stesso Marvuglia. Al piano rialzato si trova il salone di rappresentanza alla cinese, detta anche sala delle udienze, con ai lati gli ambienti privati del re (la sala da gioco, la sala da pranzo e la camera da letto).
Palazzina dei 4 pizzi all’Arenella- Casa Florio
Fu acquistata nel 1830 da Vincenzo Florio, che ne commissionò la trasformazione all’amico e collaboratore Architetto Carlo Giachery. Nacque così l’edificio denominato “I Quattro Pizzi “, palazzina quadrangolare neogotica, così chiamata per le quattro guglie che la sovrastano. Unico edificio neogotico, questo, costruito da Giachery, i cui interessi erano rivolti piuttosto a progetti funzionali di architettura industriale nonché allo studio di nuovi materiali. La progettazione richiama un Gotico inglese, addolcito da una romantica scenografia mediterranea. Allo stesso Giachery nel 1852 fu commissionato il mulino a vento per la macina del sommacco, sempre inserito nel complesso dell’Arenella, da cui si estraeva il tannino, allora oggetto di fiorente commercio in Sicilia. Una parte del complesso veniva adibita ad abitazione per i fine settimana e molte personalità illustri vi furono ospitate, come la Zarina di Russia, durante il suo soggiorno a Palermo. Quest’ultima se ne innamorò talmente da fare riprodurre fedelmente i ” Quattro Pizzi ” a Snamenka, vicino a San Pietroburgo, sulle rive del golfo di Finlandia, nel parco della sua residenza estiva di Peterhof che, in memoria di Palermo, chiamò “Renella”. La costruzione è tuttora esistente. Finito il periodo aureo, Vincenzo Florio si ritirò nella Tonnara dell’Arenella con la sua famiglia, eleggendola a propria dimora. La Tonnara rimase in funzione sino ai primi del Novecento: essendo poi cambiata la rotta dei tonni, chiuse definitivamente l’attività di pesca. Durata visita guidata: 45 min Ticket intero € 6,00 Ticket ridotto per bambini da 6 a 9 anni € 3,00
Villino Florio
Tra il 1893 ed il 1898 i Florio, una delle dinastie imprenditoriali italiane più potenti dell’800, acquistarono nella contrada dell’Olivuzza, qui costruirono il magnifico Villino Florio. Il Villino Florio, sito in Viale Regina Margherita, svetta agile e ardito ancora oggi tra le piante di quel che rimane del grande parco dell’Olivuzza, appena un residuo dell’impianto generale precedente. Il trionfo delle linee Liberty venne qui celebrato dal Basile in ossequio alla sua cultura formativa, dove il floreale diventa espressione di un linguaggio artistico corrente atto a soddisfare le sue tendenze compositive e le aspettative dei suoi raffinati committenti. Nella palazzina dell’Olivuzza l’estro del Basile si estrinseca nell’originalità delle linee architettoniche, nelle forme decorative e negli elementi strutturali che, prelevati dal basso medioevo e dal tardo quattrocento siciliano in questa opera sono mescolati al più puro del linguaggio Liberty. L’esterno dell’elegante costruzione è un fiorire di torrette intriganti, merlature, abbaini, colonne, logge, capitelli, vetrate policrome e mura bugnate che fanno sussultare il nostro cuore non appena si è davanti alla cancellata in ferro battuto che recinge il villino. Dovunque aperture dalle linee mosse che, moltiplicate dal delicato inserirsi di colonnine, animano i prospetti dell’edifico conferendogli dignità architettonica unitamente agli incantevoli inserti in ferro battuto che vanno dai pinnacoli al gazebo sulla terrazza posteriore, dalle magnifiche ringhiere ai parafulmini. Splendida la torretta circolare con copertura ad ombrello innestata sullo spigolo nord-est che consente l’accesso al terrazzo. Gli arredi interni, i mobili, le suppellettili, le stoffe parietali (appositamente disegnati dal Basile), le porte, i soffitti lignei, le minuterie metalliche, le decorazioni erano coerenti con gli esterni; magnifico era il grande camino alla parete del salone al pianterreno. Realizzato con materiali nobili e curato nei minimi dettagli, il villino Florio rappresentò un modello di perfezione dello stile dell’epoca, e fu riprodotto in pubblicazioni straniere fra i migliori esempi dell’Architettura italiana di quel periodo. La villa vivrà una stagione leggendaria con sfarzosi ricevimenti e sontuose feste ospitando il bel mondo dell’aristocrazia non solo palermitana ma anche internazionale sino al 1911, anno della morte di Annina Alliata di Montereale, giovanissima moglie di Vincenzo Florio, per cadere quasi nell’oblio fino a quando l’intero parco fu lottizzato ed edificato negli anni tra il 1930 e il 1940 . Negli anni 60 del secolo scorso, il nostro patrimonio Liberty fu oggetto di politiche speculative dissennate che ne causarono l’ampia distruzione. Nel novembre del 1962 purtroppo un incendio di evidente natura dolosa ha danneggiato la parte muraria del villino e distrutto quasi completamente l’interno dell’edificio; nel rogo rimasero carbonizzati quasi tutti gli splendidi arredi interni, realizzati in gran parte dalla ditte Golia e Ducrot. Orari ingresso : Da martedi a sabato dalle 9.00 alle 13.00.
Villa Niscemi
Storia Costruita nel XVIII secolo dal principe Valguarnera di Niscemi sulle strutture di un più antico baglio agricolo, immersa nel Parco della Favorita. La villa, abitata fino a qualche decennio fa ed oggi proprietà del Comune di Palermo, mantiene integri gli arredi, le finiture interne ed il giardino. La residenza padronale è costituita da un corpo a tre elevazioni dalla semplice fattura esterna, proiettato in avanti da due avancorpi terrazzati; dall’ingresso parte lo scaloncino interno a due rampe, mentre un varco conduce alla corte interna, delimitata da corpi ad una sola elevazione; tra questi sono le scuderie ed una sala, utilizzata come auditorium. Al primo piano sono i saloni di rappresentanza e gli appartamenti; nel primo salone, ornato da un camino di notevoli proporzioni, è appesa una interessante raccolta di ritratti dei re di Sicilia; di notevole interesse sono anche il salone principale con pareti e soffitto decorati da affreschi a trompe l’oeil con le Quattro Stagioni, alle pareti, Carlo Magno incorona il principe Valguarnera, sulla parete di fondo, e l’Assunzione della Vergine, nel soffitto; la sala da ballo, riccamente arredata e il giardino esotico a viali liberi che conserva molte specie subtropicali. Orari Edificio: lunedì – sabato (previo accordo) domenica e festivi 08.00 – 13.00. Parco: tutti i giorni dalle 9.00 al tramonto.
Villa Malfitano Whitaker
L’esterno e interno L’incantevole palazzina ha un impianto strutturato su tre elevazioni più un seminterrato. Nella facciata principale, rivolta verso il giardino, risalta una loggia composta da sei colonnette in stile dorico che soreggono un frontone, ai lati della loggia si trovano due maestosi leoni di marmo accovacciati su se stessi, uno con l’espressione sorridente e l’altro che dorme col muso imbronciato sulle zampe. Le facciate laterali dell’edificio sono arricchite da finestre rettangolari e grandi verande in ferro battuto e vetrate con motivi Liberty, mentre nella facciata posta ad ovest, che costituisce oggi l’ingresso principale, risalta un magnifico porticato con una doppia fila di colonne doriche che regge la terrazza sovrastante. Una splendida fontana, con in mezzo un Papiro egiziano e una Colocasia, si erge nel piazzale antistante l’ingresso principale della villa. Varcato il porticato si accede al vestibolo da cui si arriva al lungo corridoio centrale con i soffitti affrescati in stile pompeiano e magnifiche decorazioni parietali dove, coerentemente con la ricchezza esteriore, lo sfarzo e il lusso, ma anche il buongusto, si posano su ogni cosa: due elefanti in cloisonnè, provenienti dal palazzo reale di Pechino, che il Whitaker acquistò nel 1887 ad un’asta di Chistie’s, assieme a preziosi dipinti, raffinati oggetti d’arte, cineserie, specchiere e sculture presenti in questo corridoio, danno, ai visitatori, l’ impressione di essere entrati in un piccolo museo. Un vero gioiello, dove tutto è rimasto come ai tempi dei Whitaker, i dipinti, gli arazzi, i salotti, i mobili intarsiati, le specchiere, i lampadari in vetro di Murano, i tappeti orientali, le vetrine con preziose collezioni di porcellane e oggetti d’arte di straordinaria fattura. Ambienti bellissimi e magnificamente arredati che ti avvolgono nella sua eleganza e raffinatezza. Ogni stanza ha la sua particolarità e tutto è studiato nei minimi particolari: ai lati del corridoio troviamo bellissimi saloni ricchi di affreschi che si snodano uno dopo l’altro, in sintonia con l’uso a cui erano adibiti, in uno di questi saloni, arredato in stile Luigi XV, fa bella mostra un clavicembalo del tardo 700 franco-fiammingo, che in alcune occasioni viene, ancora oggi, suonato. Poi la magnifica stanza da pranzo con i mobili realizzati dalle officine Ducrot, interamente intagliata nel legno, dal tavolo al soffitto che è opera di Salvatore Valenti. E ancora il fumoir, locale dedicato ai fumatori, la bella stanza da biliardo e il salone della musica dove si trovano un ciclo di arazzi di provenienza Fiamminga del 500. Infine la splendida “Sala d’Estate”, il vero fiore all’occhiello della casa: si tratta di un delizioso salone completamente affrescato, utilizzando la tecnica del trompe-l’oeil, da Ettore De Maria Von Bergler e la sua èquipe, dove entrandovi si ha la piacevolissima sensazione di essere usciti in giardino; su finte balaustre e finti pergolati si attorcigliano piante e rampicanti che ricoprono l’intera superfice della stanza . Il primo piano era l’abitazione privata dei proprietari, vi si accede attraverso un imponente scalone, coperto da un lucernario con vetri istoriati e con una magnifica ringhiera in ferro battuto alla cui base si erge un leoncino con lo stemma dei Whitaker scolpito da Mario Rutelli. I muri della parte superiore della scala sono letteralmente ricoperti da tre arazzi fiamminghi dove sono raffigurate scene dell’Eneide. In questo piano spiccano il salone d’inverno con al centro una slitta russa del tardo settecento, donata ai Whitaker dallo Zar, e due grandi terrazze una delle quali dotata di una splendida serra. Il secondo piano era riservato al personale femminile di servizio e alla stireria, mentre il personale maschile dormiva nel seminterrato dove erano allocate anche le cucine e il magazzino.
la villa Malfitano, un vero capolavoro di raffinatezza, eleganza architettonica e ricchezza decorativa. La Storia La villa Malfitano sorge alla fine di via Dante nei pressi di piazza Principe di Camporeale. Fu voluta da Joseph Whitaker, figura di spicco della ricca borghesia imprenditoriale dell’epoca, discendente da una facoltosa famiglia di origini inglesi stabilitasi in Sicilia nella seconda metà del settecento. Egli, tra il 1885 e il 1889, assieme alla moglie Tina, volle edificare la propria residenza nel piano detto di “Malfitano” alla periferia nord-ovest della città, in un vasto fondo di ben 9 ettari acquistato, tempo prima, dal catanese cavalier Giuseppe Beneventano. Il progetto fu affidato all’architetto palermitano cavalier Ignazio Greco d’Onofrio che realizzò un vero capolavoro di architettura, una delle più belle e affascinanti costruzioni in stile neo-rinascimentale della città. Il parco La villa si innalza al centro di una vasta area verde, un parco esotico grande circa 7 ettari a cui il ricco committente dedicò particolari attenzioni, arricchendolo di piante provenienti da tutto il mondo. Realizzato dal primo “capo giardiniere” Emilio Kuntzmann, la presenza di specie botaniche rarissime, di straordinari esemplari di piante originarie del nord Africa, delle americhe, provenienti dalla Nuova Caledonia, da Sumatra, da Samarate quanto mai interessanti anche dal punto di vista scientifico, fanno di questo magnifico giardino un vero e proprio orto botanico, oltre che un polmone verde nel cuore della città.

INVESTIGATORI

MEZZI DI TRASPORTO
Per raggiungere Palermo il viaggiatore può usufruire dei vari mezzi di trasporto, quali: aereo, treno, pullman, taxi e auto. Una volta raggiunta la città, varie sono le possibilità per il viaggiatore per girarla: il centro di Palermo è facilmente visitabile a piedi, evitando così lo spostamento in auto, che risulterebbe caotico in vista del forte traffico del centro storico. Per i turisti che vogliono usufruire dei mezzi pubblici, l'AMAT predispone molteplici linee di autobus, tra cui anche quelle che permettono di raggiungere agilmente Mondello. Per gli spostamenti extra-urbani provvede l'Azienda Siciliana Trasporti (AST) con le varie linee che collegano Palermo a Monreale, ai paesi limitrofi e alle principali città della Sicilia. Per i diversamente abili, l'Associazione Siciliana Medullolesi Spinali offre il servizio di trasporto con assistenza per i giri turistici nella città di Palermo e in provincia, transfert per spiaggie, aeroporto e porto. Sempre per i diversamente abili l'associazione AVET offre un servizio di Trasporto Protetto Socio Sanitario con accompagnatore e, sotto richiesta, supporto medico e infermieristico. Grazie alle numerose linee di autobus urbani predisposto da AMAT s.p.a., lo spostamento in città risulta più agevole ed economico rispetto agli spostamenti in auto.Si trovano 4 linee del tram: LINEA TRAM 1 ROCCELLA - STAZIONE CENTRALE LINEA TRAM 2 BORGO NUOVO - STAZIONE NOTARBARTOLO LINEA TRAM 3 CEP - STAZIONE NOTARBARTOLO LINEA TRAM 4 STAZIONE NOTARBARTOLO - CALATAFIMI Il servizio ferroviario metropolitano di Palermo, gestito da Trenitalia, si articola su tre linee che utilizzano le infrastrutture ferroviarie RFI. Percorso Linea A: Palermo Centrale Percorso Linea B: Notarbartolo Percorso Linea C: Palermo Centrale – Palermo Brancaccio La citta' di Plermo offre anche servizi di car sharing e bike sharing Car Sharing è un servizio di mobilità pubblica individuale, promosso dal Ministero dell’ambiente e individuato dal marchio nazionale “AMIGO CAR Mentre per il bike sharing abbiamo BiciPA è il sistema di bike sharing della Citta di Palermo e permette ai cittadini di usufruire una flotta di biciclette pubbliche, in modo semplice ed intuitivo. BiciPA è innanzitutto un servizio pubblico e rappresenta una seria alternativa all'utilizzo del mezzo privato a motore
MERCATI STORICI
[16:07, 24/11/2020] Francesca Lo Meo: A Palermo infatti li ritroviamo incastonati nel tessuto urbano del centro storico: ad esempio all’interno del mandamento dell’Albergheria troviamo Ballarò, all’interno del mandamento la Loggia vi è la Vucciria e nel mandamento Monte di Pietà troviamo il mercato del Capo. La Vucciria Una volta era il mercato più caratteristico di Palermo, famoso per i numerosi venditori di pesce. D’altronde la caratteristica di questi mercati è l’esposizione della merce fuori dai negozi, in bella vista. Il Capo E’ un mercato di Palermo ancora attivo. Ci si trova di tutto: frutta e verdura di ogni specie, pesce fresco e anche meno fresco (bisogna saperlo conoscere), macellerie e venditori occasionali di tutte le etnie. Il tutto esposto al di fuori dei negozi e coperte dai caratteristici tendoni colorati che riparano dal sole e dalle rare piogge. Agli odori e profumi caratteristici si uniscono le tipiche voci dei venditori che invitano ad acquistare la merce. MERCATO DI BALLARO' Si estende dal Corso Tukory (Porta Sant’Agata lungo i bastioni antichi) fino a Casa Professa. La disposizione della merce è già un’arte bella e buona con le cannucce infilzate su ogni prodotto per indicarne i prezzi: rigorosamente arrotondate per difetto su centesimi che sembrano degli zeri ma sono dei nove. Ci si può trovare veramente di tutto e non mancano i numerosi punti di street food dove gustare ogni sorta di cibo di strada palermitano e ultimamente cosmopolita. Il mercato delle Pulci si trova nei pressi della Cattedrale di Palermo, tra piazza Peranni e piazza del Papireto. Qui possiamo trovare una serie di baracche di lamiera permanenti, piene di mobili antichi, a volte restaurati, quadri, suppellettili e roba di ogni genere. [16:11, 24/11/2020] Francesca Lo Meo: Lattarini E’ uno dei mercati storici di Palermo, situato nel quartiere Kalsa, a poca distanza dal mercato della Vucciria. Tipico mercato di piccoli negozietti e bancarelle caratteristiche per la vendita di lane e cotoni da ricamo, abbigliamento vario da lavoro come tute, jeans, maglieria e indumenti militari, come scarponi, stivali di gomma, camici e divise professionali. Il Mercato ortofrutticolo E’ lo storico mercato di frutta e verdura di Palermo, volgarmente chiamato “Scàro”. Aperto sin dalle prime ore del mattino, è il posto dove tutti i fruttivendoli e non solo, vengono a comprare la merce fresca all’ingrosso, un vero e proprio tripudio di colori, di voci e di odori.
SHOPPING
l Centro di Palermo è un ottimo posto dove fare shopping. Molto bella è via Ruggero Settimo, dove puoi passeggiare guardando le vetrine e dove puoi trovate negozi per tutte le tasche, dai negozi di alta moda dai capi altamente selezionati alle grandi catene di franchising, colossi internazionali uguali a quelli che trovi in ogni città europea, un vero spasso per chi è amante dello shopping. Qui non troverai negozi di souvenir, ma abbigliamenti, calzaturifici, negozi per la casa, gioiellerie, articoli sportivi e tanto altro. In via Libertà troverai i negozi più “in” di Palermo, grandi nomi, grandi marchi alla portata di chi non ha problemi a spendere. Se vuoi invece risparmiare ti devi dirigere al di là di piazza Massimo ed andare per via Maqueda, direzione stazione, dove troverai, oltre a piccoli negozi anche tanti negozietti orientali di bigiotteria e oggettistica indiana e africana, che se pur non c’entrino nulla col made in sicily possono piacere. Per i tipici souvenir devi invece dirigerti per Corso Vittorio Emanuele, il vecchio Cassaro. Di fronte la Cattedrale troverai una sfilza di negozietti che fanno per te. Ovviamente troverete bei negozi in varie zone di Palermo, dove potete acquistare tranquillamente mentre girerete la città, come, via Roma, corso Calatafimi, viale Strasburgo, via Notarbartolo, ecc. Come in ogni città, a Palermo troverai anche i Centri commerciali, dove oltre a fare acquisti, puoi anche mangiare: il Forum Palermo, in via Filippo Pecoraino, zona Brancaccio, a 20 min. circa dal centro storico, Il Conca D’Oro in Via Lanza di Scalea, zona Zen e la Torre, via Assoro, zona Michelangelo, Il Centro Poseidon a Carini. Il Forum Palermo è il più grande centro commerciale della provincia e della Sicilia occidentale, con aree ristoro e 125 negozi, dì abbigliamento, calzature, borse e accessori, intimo, articoli per la casa, articoli sportivi, elettronica e telefonia (aperti tutti i giorni fino alle 21 e raggiungibile facilmente, oltre che dai mezzi privati, in quanto offre un grandissimo parcheggio gratuito, dalla linea bus AMAT numero 226 e dal TRAM.
ABITUDINI ALIMENTARI
Tutta la Sicilia è famosa per la sua cucina, ma se c’è una cosa che rimane impressa nelle menti (e nelle papille gustative) quello è lo street food di Palermo. Il capoluogo dell’isola è tra le prime città al mondo per varietà e qualità del cibo da strada. Girando per le strade, dai mercati storici fino al lungomare di Mondello, potrete provare un numero enorme di specialità: quasi impossibile assaggiarle tutte per chi è soltanto di passaggio, ma noi vogliamo consigliarvi qualche must che non potete proprio farvi scappare. Il pani e panelle è uno dei simboli del cibo da strada di Palermo. Si tratta di un panino con frittelle di farina di ceci (panelle), spesso accompagnate dalle crocchè anche dette “cazzilli” (crocchette di patate). L’altro grande classico è il pani ca’ meusa, una pagnotta farcita con fettine di milza cotta, sale e limone accompagnato da scaglie di formaggio (maritato) o semplice. Se vi trovate nel centro storico fate un giro tra i vicoli e le piazzette della champagneria, proprio di fronte al Teatro Massimo: qui troverete tanto street food etnico (kebab, felafel, etc.), ma anche i tradizionali stigghiulari: arrostiscono ogni tipo di carne, ma prendono il loro nome dalla stigghiola, e cioè budella (solitamente di agnello) alla brace, un cibo da strada solo per i forti di stomaco! Arriviamo infine alla rosticceria, i pezzi, come li chiamiamo qui. Sono un cibo che vale per pranzo o cena, per uno snack e per molti palermitani anche come colazione. Ci sono infinite varietà: il più famoso è l’arancina, ma potete sbizzarrirvi tra calzoni, crostini, ravazzate… Entrando in un qualsiasi bar o in una rosticceria vi troverete vassoi e vassoi di specialità diverse, tra cui avrete soltanto l’imbarazzo della scelta. Non fanno parte dello street food, ma non potete non assaggiarli se siete in visita a Palermo il cannolo e la cassata: i due dolci tipici siciliani, a base di ricotta, più conosciuti al mondo e che nel capoluogo siciliano si possono apprezzare e gustare in tutti i bar della città .

PALERMO DI SOPRA E DI SOTTO

QUANAT
A COSA SERVIVANO?

INTERCETTARE E TRASPORTARE L'ACQUA L'ACQUA

RISALENTI A QUALE EPOCA?

DOMINAZIONE ARABA

COSA SONO?

SONO CUNICOLI

MIQVEH
A COSA SERVE?

SERVIVA COME CAMERA DI SEPOLTURA, DI PURIFICAZIONE O PROTEZIONE DALLO SCIROCCO

RIFUGIO ANTIAEREO DI PIAZZA PRETORIA
ERA UN RIFUGIO PER I BOMBARDAMENTI
COSTITUISCE UNA TRACCIA DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE
NECROPOLI PUNICA

Orari di visita: Martedì – Sabato dalle 9.00 alle 19.00 chiusura biglietteria ore 18.30 Lunedì,Domenica e Festivi Infrasettimanali dalle 9.00 alle 13.30 chiusura biglietteria ore 13.00. Intero € 2.00 (incluso Cuba). Ridotto € 1.00.Residenti € 1.00

InfoTEL. 091 590299



COSA ERA?

COSTITUISCE UN LUOGO DI SEPOLTUTRA

ESISTONO MOLTI TIPI DI SEPOLTURA: SEMPLICI O CON URNE CINERARIE PARTICOLARI

SI TROVA A CORSO CALATAFIMI

CATACOMBE DEI CAPPUCCINI
DA CHI VENGONO CREATE?

DAI CAPPUCCINI

PER COSA SONO USATE?

PER LA SEPOLTURA DI PERSONE MENO ABIENTI

SOLO IN SEGUITO VENNERO UTILIZZATE ANCHE DAI RICCHI O DA MEMBRI DEL CLERO

TORRE DI SAN NICOL0' DI BARI
EDIFICATA PER DIVENDERE LE MURA DEL CASSARO
SI TRATTA DI UNA TORRE CIVICA
PORTA FELICE
QUNDO FU EDISICATA E DA CHI?

EDIFICATA NEL 1682, PRIMA DA NOVELLI E POI DA TEDESCHI

DEDICATA A?

FELICIA ORSINI

CHI ERA FELICIA ORSINI?

ERA LA MOGLIE DEL VICE Rè COLONNA

DOVE SORGE?

ALLO SBOCCO DI CORSO VITTORIO EMANUELE

CUPOLA SI SS.SALVATORE
QUNDO FU EDIFICATA LA CUPOLA

1690, DISTRUTTA DURANTE LA SECONDA GERRA, MA VENNE RICOSTRUITA.

COMMITTENTE?

ROBERTO IL GUISCARDO

COSA C'ERA PRIMA DELLA CHIESA?

UN MONASTERO

Centro storico di Palermo

CAMPANILE DI SAN GUSEPPE CAFASSO

Ingresso gratuito alla chiesa, 2 euro contributo per salire sul campanile. Tel: 091.5083640. Via dei Benedettini 16



QUANDO FU COSTRUITO?

Seconda metà del 700

DOVE SI TROVA?

NEL CENTRO STORICO DI PALERMO

TORRE DI SANT'ANTONIO ABATE

Orari di visita:Sabato 10.00/18.00. Domenica 13.00/18.00 Sede:Via Roma 203, 90100 Palermo. Costo:Coupon Vie dei Tesori



QUANDO FU RESTAURATO?

1536, ACQUISTA L'ASPETTO ODIERNO

QUANDO FU COSTRUITA?

1303 PER VOLERE DI GIOVANNI E MANFREDI CHIARAMONTE

Itinerario Serpotta e Borremans

Oratorio di San Mercurio
Oratorio del SS. Rosario in Santa Cita
Oratorio di san Lorenzo
• DOVE: Oratorio San Lorenzo • INDIRIZZO: Via dell'Immacolatella 5 • TELEFONO: +39 091 6118168 • APERTURA: tutti i giorni festivi compresi 10-18 • COSTO: Cumulativo con l’oratorio di san Mercurio di Palermo intero € 3, ridotto € 2 (Circuito de “Le vie del Sacro” e gruppi di minimo 10 persone) • DURATA VISITA: 1 ora e 30 minuti circa
L'oratorio di San Lorenzo è un luogo di culto cattolico situato nel centro storico di Palermo ove si trovano molti oratori sorti tra la fine del Cinquecento e il secolo successivo. È ubicato nel mandamento Kalsa o Tribunali nei pressi di Corso Vittorio Emanuele adiacente alla basilica di San Francesco d'Assisi. La denominazione di oratorio, nei documenti d'epoca, fa riferimento alla sede architettonica ed istituzionale di compagnie, confraternite e congregazioni, le quali erano associazioni di laici attendenti ad esercizi spirituali ed obbedienti ad un regolamento che disciplinava i rapporti con la Chiesa in materia di culto. Storia L'oratorio di San Lorenzo fu costruito nella seconda metà del Cinquecento su una preesistente cappella dedicata a san Lorenzo, successivamente data in concessione ai frati del vicino convento di san Francesco. Nel 1569 la chiesa fu affidata alla Compagnia di san Francesco.
Oratorio della Carità di San Pietro ai Crociferi
L'oratorio della Carità di San Pietro è un oratorio situato nel centro storico di Palermo. È ubicato in Via Maqueda nel mandamento Monte di Pietà o Seralcadi, adiacente alla chiesa di Santa Ninfa dei Crociferi. Lungo la corsia orientale del chiosco della Casa dei Crociferi è ubicato l’Oratorio della Carità di San Pietro, che accoglieva la congregazione di sacerdoti secolari fondata nel 1736, con lo scopo di raccogliere fondi per il riscatto dei religiosi rapiti durante le incursioni di pirati. L’oratorio è preceduto da un antioratorio e da una sala rettangolare, entrambi decorati da affreschi realizzati da Guglielmo Borremans. Nell’affresco della volta dell’antioratorio è rappresentato “L’evasione di S. Pietro dal carcere”, invece nella volta dell’oratorio è raffigurato “La Gloria di San Pietro”. Nelle vele sono presenti i santi “Francesco d’Assisi”, “Acaio”, “Vincenzo de’ Paoli” e “Paolino”. Ad oggi l’Oratorio è sede della Società di Mutuo Soccorso tra i sacerdoti della Carità di San Pietro.
Chiesa di santa Maria degli Angeli (Gancia)
Chiesa di Sant’ Orsola dei Negri
Chiesa di Santa Maria in Valverde
La storia La Chiesa di Santa Maria di Valverde, annessa nel XIV secolo ad un grande monastero carmelitano, è stata sottoposta a partire dal 1633 ad un progetto di trasformazione ideato da MARIANO SMIRIGLIO, primo architetto ufficiale del Senato palermitano e figura di primo piano nell'ambiente artistico dell'epoca. Apertura al pubblico: Dal lunedì al sabato dalle ore 09:00 alle ore 13:30 Ingresso libero. Domenica dalle ore 9:00 alle ore 13:0 QUADRO GENERALE centro storico palermitano offre ai visitatori numerose testimonianze della florida stagione artistico-culturale della Palermo capitale del viceregno di Sicilia, che ha plasmato la stessa fisionomia urbana nel fervore costruttivo del XVII secolo attraverso il lavoro di grandi artisti e sapienti maestranze. Esito formale eccezionale di questa stagione barocca sono le decorazioni e le sculture di Giacomo Serpotta e della sua bottega, uno degli assoluti protagonisti di quest’epoca che contribuì non solo a rivoluzionare l’arte dello stucco, facendolo assurgere alla dignità stessa del marmo, ma a dare elegante veste decorativa a chiese e oratori grazie anche alla sensibilità ed alla disponibilità economica di importanti ordini religiosi e di facoltose confraternite e compagnie. Percorrere le vie del centro storico di Palermo, seguendo il candore barocco dell’arte del Serpotta, permette ai visitatori di scoprire alcune delle numerose testimonianze palermitane, spesso parte sconosciuta del paesaggio cittadino, di una precisa tipologia architettonico-funzionale, prevalentemente - eccetto alcune eccezioni - di origine laicale: gli oratori.
Chiesa di Santa Caterina D’Alessandria
Chiesa della Badia Nuova
La piccola chiesa faceva parte del monastero di S. Maria di Monte Oliveto, sede dell’antico Arcivescovado fatto edificare da Gualtiero Offamilio e poi abbandonato n Dal 1512 le monache olivetane ripristinarono il complesso e, tra il 1622 e il 1624, affidarono il progetto di ampliamento a Mariano Smiriglio. Restaurato nel dopoguerra, l’edificio oggi è sede del Seminario Arcivescovo. Orario Sante Messe: Sabato ore 17:30 Domenica ore 11:30 Apertura al pubblico: Dal lunedì al sabato dalle ore 9:00 alle ore 11:00
Chiesa del Carmine Maggiore
Il Fiammingo siciliano Guglielmo Borremans è uno dei migliori esponenti tra i pittori fiamminghi che, giunti in Sicilia, trovano ispirazione per affermarsi nella definizione magistrale del loro stile. Nato ad Anversa il 12 agosto 1670, compie l’apprendistato nella città natale, per poi seguire quel percorso naturale che conduce molti artisti in Italia. Qui, egli lavora a Roma, poi in Calabria e quindi Napoli, per infine approdare a Palermo, nel 1714, con già un intenso bagaglio artistico. Da qui, e attraverso i suoi vividi affreschi in tutta la Sicilia, la sua fama e la sua arte raggiungono l’apice. Il legame con Palermo dura fino alla morte, il 17 aprile 1744, e crea svariate opere sparse tra i più importanti edifici religiosi cittadini. Molte sono andate perdute, per eventi disastrosi naturali e umani, ma ciò che rimane restituisce tuttora la meraviglia cromatica delle sue pennellate. Gli affreschi, pittura eseguita direttamente sull’intonaco di tetti e pareti, sono espressione massima della sua arte, spesso compiuta in cicli di opere legate tematicamente. In essi, Borremans esprime incomparabilmente ogni potenzialità cromatica e spaziale!
L’arte di Borremans Della sua natura artistica fiamminga, Borremans esalta l’uso dei colori, la profondità coinvolgente della luce, l’ampiezza della spazialità e la cura dei dettagli. L’incontro con la pittura italiana del XVIII secolo gli fornisce, invece, l’ispirazione del soggetto: quelle scene di vita quotidiana che – in pieno Illuminismo – soddisfano artisticamente l’esigenza di conoscere la realtà. Legante fra questi due elementi, nel nostro Fiammingo siciliano, è l’anelito spirituale e religioso. Questo offre, infatti, al pittore una miriade di momenti esistenziali di santi, religiosi e – non in ultimo – della Sacra Famiglia. Con quelle che si possono definire istantanee pittoriche dinamiche, Borremans riempie tutta la Sicilia, oltre che Palermo.

REDATTTORI

Aspetto Culturale
Palermo è “città-mosaico”, lo stile Arabo-Normanno è unico nel suo genere ed esclusivo di Palermo e si caratterizza per l'unione di due mondi opposti: quello arabo - musulmano e quello normanno - cattolico. Nella storia ha sempre dimostrato con la sua lingua, la sua cucina, il suo paesaggio, il suo tessuto urbano e i suoi monumenti la vocazione ad essere interfaccia culturale, “città-link”, luogo di incontro e di mediazione. Il settore turistico, grazie alla ricchezza del patrimonio culturale e artistico, nonché quello paesaggistico, che attrae numerosi visitatori sia dall’Italia che dall’estero, costituisce da sempre uno degli ambiti più sviluppati e produttivi dell’economia palermitana e siciliana e una delle risorse strategiche per lo sviluppo dei territori. Palermo è stata capitale di regni e culla di civiltà che hanno lasciato le loro testimonianze ancora oggi visibili nei suoi monumenti e nelle bellezze artistiche che si sono consolidate nel tempo conferendole un’identità culturale unica. Delle bellezze artistiche vanno ricordate: il Palazzo dei Normanni di origine araba, la Torre Pisana o di S. Ninfa dove all’interno sono situati gli Appartamenti Reali e la splendida Sala di Re Ruggero. La Cappella palatina a tre navate costruita dal 1132 al 1140, ricoperta di mosaici bizantini con scene dell’Antico e Nuovo Testamento sulla quale nella Cupola, troviamo il Cristo Pantocratore. La Zisa, grande edificio quadrangolare. La chiesa di S. Spirito o del Vespro, a tre navate, iniziata intorno al 1178 con all’interno arcate a sesto acuto: nel suo sagrato il 31 marzo 1282 ebbero inizio i famosi Vespri Siciliani. La Cattedrale sorge sull’antistante piazza: una grandiosa mole nella quale confluiscono gli elementi stilistici di varie epoche. Il convento dei Cappuccini, costruzione del XVII secolo, nota per le cosiddette catacombe, vastissima necropoli sotterranea contenente, oltre 8.000 salme. La chiesa della SS. Trinità detta anche la Magione a tre navate con archi a sesto acuto, tipica costruzione normanna. La Palazzina cinese, bizzarra costruzione in cui si inseriscono elementi stilistici cinesi in una linea sostanzialmente neoclassica, sorge vicina al noto passeggio pubblico del Parco della Favorita. L’Orto Botanico fondato nel 1798 su un’area vastissima è per la varietà e rarità degli esemplari, uno dei più interessanti d’Europa. Il Teatro Massimo in Piazza Verdi eretta tra il 1875 ed il 1897 dagli architetti Giambattista ed Ernesto Basile, è per capienza, per bellezza a livello artistico, uno dei primi d’Italia e il terzo teatro del mondo. A 13 km da Palermo si erge il Santuario di S. Rosalia costruito nel 1625 intorno alla grotta dove visse e morì nel 1166 la santa patrona di Palermo.
Aspetto Geografico
Palermo è il capoluogo della Sicilia, regione a statuto speciale dell'Italia insulare dal 1948, la superficie di quest'ultima è di ben 25.711 km², con ben 5.029.683 ab.(stima 2007), ovvero 195 ab/km². I comuni siciliani sono 390, mentre le provincie si dividono in: Agrigento, Caltanissetta, Catania, Enna, Messina, Palermo, Ragusa, Siracusa, Trapani. La Sicilia confina con il mar Tirreno a Nord, con il mar Ionio ad Est, con il canale di Sicilia a Sud-Ovest e complessivamente ha 1483,9 km di costa. In particolare, Palermo è un comune con 686.722 abitanti e una superficie di circa 160,59 km², in media 4.079 ab./km². Si trova al centro di un'area metropolitana di oltre un milione di abitanti. Palermo è il sesto comune siciliano per numero di abitanti. La città sorge in un'ampia insenatura della costa tirrenica, ai piedi del monte Pellegrino, distesa tra l'omonimo golfo e la corona di monti che racchiude la Conca d'Oro, un tempo fertile area agricola nota per i suoi agrumeti e ora in gran parte occupata dall'espansione edilizia. Il clima è mediterraneo, con inverni molto miti e abbastanza piovosi, ed estati calde e soleggiate

Ramo principale

Aspetto Storico
La città di Palermo, situata fra il mare, il promontorio di Monte Pellegrino e gli agrumeti della Conca D’Oro può essere considerato il polo economico, politico e culturale della Sicilia. Del primo insediamento in questa zona fondato dai Fenici intorno al VII secolo a.C. sono rimaste soltanto labili tracce, ma sappiamo che si impose come scalo per i traffici in tutto il Mediterraneo; i Fenici denominarono la città (ciò è attestato dalle molte monete provenienti proprio da qui) Ziz (la z si legge come una s sonora) ovvero fiore, forse per la conformazione del territorio. Le attestazioni di questo insediamento risalgono al VII secolo, però sono aumentano a partire dal VI secolo; ad oggi nessuna traccia stabile può riferirsi al primo nucleo dell’abitato, la Paleapolis, anche se recentemente sono emersi alcuni indizi che attesterebbero la sua collocazione nella parte alta del Cassaro. Ai Fenici successero i Cartaginesi. Ad un momento ancora da precisare, ma che si colloca probabilmente nel V secolo, risale l’ampliamento della città verso Est: questo nuovo nucleo è chiamato Neapolis; pare che la Paleapoli e la Neapoli fossero divise da una cinta muraria, come in altre città puniche. Il porto fu l’elemento trainante per l’intera storia palermitana. Per quanto riguarda le fonti storiche sulla città, le prime notizie su Panormus riguardano il conflitto tra Cartaginesi e Greci del 480 a.C. e provengono dallo storico Diodoro Siculo che ci descrive il porto di Panormo dove trovarono riparo Amilcare e i suoi soldati; sempre Diodoro racconta che nel 409 a.C. il territorio dei Panormiti fu saccheggiato da Ermocrate di Siracusa. Negli anni a seguire la città fu sempre fedele a Cartagine, anche durante l’attacco di Pirro alle città puniche di Sicilia; la prima guerra Punica si concluse però con la sconfitta di Cartagine e la conquista romana di tutti i suoi possedimenti in Sicilia, Panormo compresa, e fecero della città un fiorente municipio. La documentazione successiva alla conquista ci restituisce l’immagine di una florida e tranquilla città che sembra riacquistare il suo ruolo preminente della provincia, ma pare che la città non si espanda al di fuori della cinta muraria

Dopo una parentesi di quattro secoli con varie dominazioni, dal 831 il dominio arabo riservò a Palermo un nuovo periodo di splendore; furono i nuovi governatori musulmani a spostare la capitale della Sicilia a Palermo e a dotarla di tutte le strutture burocratiche e destinate ai vari servizi che spettavano a una capitale; inoltre furono gli arabi a introdurre i primi agrumeti, creando la Conca D’Oro e aprendo così una nuova via di sviluppo economico. Il tessuto viario dei quartieri di quel periodo rimane l’unica testimonianza di quello che doveva essere uno dei più ricchi empori del Mediterraneo, che subito assunse caratteristiche orientali con moschee, popolosi mercati, splendidi palazzi e che fu anche sede di un emiro. Nel 1072 Roberto il Guiscardo conquistò l’isola per i Normanni, e con l’incoronazione di Ruggero II come re di Sicilia nel 1130 la città conobbe un fervore di opere che portò un rigoglio architettonico, testimoniato da numerosi edifici religiosi e civili. Con Enrico VI ai Normanni successero gli Svevi, che ebbero in Federico II un sovrano colto e magnifico, capace di creare a Palermo una corte illuminatissima, promotore della cosiddetta Scuola Siciliana, vero faro per le lettere, le scienze e la cultura di un’epoca. Nel 1266 sull’isola giunsero gli Angiò, che a causa del loro malgoverno, sfociato nel 1286 nella rivolta del Vespro, porteranno all’insediarsi in città degli Aragonesi (fu in quel momento che un ruolo predominante fu giocato dalle potenti famiglie nobili).

La vera trasformazione si sarebbe registrata solo a partire del Cinquecento, con l’insediarsi dei viceré spagnoli, il rilancio dell’attività artistica e un riassetto architettonico e urbanistico che interesserà anche centri di potere e spazi pubblici. Successivamente sotto i Borbone la città vide rifiorire l’industria, l’edilizia e il commercio. Solo nell’Ottocento Palermo riuscì ad espandersi al di fuori delle mura cittadine al seguito dell’ampliarsi del porto; negli anni seguenti a causa di una politica miope e autoritaria dei Borbone la Sicilia fu smossa dai moti rivoluzionari; la primavera dei popoli (conosciuta anche come rivoluzione del 1848, periodo di rivolta in tutta Europa) cominciò proprio a Palermo il 12 Gennaio 1848 e fu la miccia per l’esplosione rivoluzionaria in Europa; Garibaldi, nel 1860, conducendo la Spedizione dei Mille entrava trionfante a Palermo da Porta Termini, dopo aver assunto la dittatura sull’isola con il proclama di Salemi, e in seguito ad una serie di vittorie la Sicilia fu annessa all’Italia tramite plebiscito. Il secondo Novecento è stato purtroppo caratterizzato dalla diffusione del fenomeno della mafia, tra le vittime di questo male sono annoverati: esponenti delle forze dell’ordine come il poliziotto Boris Giuliano e il capitano dei Carabinieri Mario D’Aleo, il prefetto di Palermo generale Carlo Alberto Della Chiesa, il presidente della regione siciliana Piersanti Mattarella, i magistrati Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Gaetano Costa e Rocco Chinnici, il parroco del quartiere di Brancaccio don Pino Puglisi e giornalisti come Mauro De Mauro e Mario Francese. Nonostante oggigiorno Palermo si presenti con un aspetto moderno e operoso, la sua anima conserva ancora molto del complesso retroscena storico, che affiora nel vivace folclore cittadino: le processioni, i carri trionfali, le animate feste popolari, le figure dei cantastorie, il cromatismo acceso dei peculiari carretti e il celeberrimo teatro dei Pupi.

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